Tu chiedesti in un sussurro:
“E… dopo?
che sarà…dopo?”
Il letto era là, sfatto,
e tu eri smarrita…
Ora per la città, alta levando
la grazia del tuo capo, adombrata
la fronte, quasi una sfida,
dalla rossa frangetta dei capelli,
librandoti cammini
sopra i tacchetti a spillo.
Nei tuoi occhi ride
uno sguardo
che schernisce.
In essi leggo il divieto
che si possa scambiarti, come oggi tu appari,
con l’altra te stessa di ieri
svestita
indifesa.
Inutile gioco è questo.
Per me tu sei
la donna di ieri:
quella che vergognosa,
come presa da febbre,
si abbandonava
pietosa
e ardente.
Come potrai, ora, tu stessa credere
e farmi credere che un’altra,
un’altra era la donna
che là giaceva, quasi
pietosa nell’offerta,
quella che in un sussurro chiedeva:
“E…dopo? Che sarà…dopo?”
(Evgenij Aleksandrovič Evtušenko – 1959)